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Visualizzazione dei post da luglio, 2020

Le memorie non possono aspettare

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  Stefano Sarti   Le memorie non possono aspettare, cantavano i Talking Heads in quell’incredibile album che fu Fear of Music . E di memorie dobbiamo parlare, se vogliamo discorrere di quel grandissimo tema che è la Centrale Termoelettrica di Vallegrande di proprietà di Enel Spa, diventata nel tempo, forse per un’avvenuta vena poetica dei padroni del vapore, centrale “ Eugenio Montale ”. E allora la memoria non può che andare a quanto successe in questo territorio, noto come il distretto o provincia della Spezia che dir si voglia   (ancora oggi Enel nei documenti ufficiali scrive “di” La Spezia, che facciamo, li perdoniamo?) quando si decise di impiantare la “più grande centrale termoelettrica d’Europa” (allora lo era davvero). Pompe magne, inaugurazioni, magnifiche sorti e progressive, e un dato incontrovertibile: livelli occupazionali di un certo peso, oggi fortemente ridimensionati. Era la metà degli anni ‘60, e la questione ambientale non era contemplata. Un orpello, una ro

Las Pezia, Black economy

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di     William Domenichini Se dalla green economy si sta passando velocemente alla blue economy, c'è da attendersi che nel giro di pochi anni si copra tutto lo spettro luminoso, una sorta di arcobaleno nel quale gli slogan tendono ad assumere sempre di più lo spazio delle proposte e dei progetti innovativi. La Spezia sembra un caso paradigmatico per molti conflitti tra ambiente, salute, ed occupazione, un paradigma dove sostanzialmente i tre elementi citati sono messi in secondo piano rispetto ai ricavi che derivano da produzioni nocive. Un teorema che ormai si è trasformato in postulato: privatizzare i ricavi, socializzare le perdite, soprattutto quando nel termine perdite si annoverano le spese sociali per il sostegno dei danni ambientali e di salute che certi impianti potrebbero cagionare. Sorvolando il golfo dei poeti (e dintorni), non manca proprio nulla. Una centrale elettrica a carbone, un rigassificatore, un porto commerciale, il tutto legato da una mobilità che appare

Quando penso a Enel, penso a mia madre

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  Massimo Baldino Caratozzolo    Quando penso a Enel, penso a mia madre che nel 1964 (la centrale era entrata in funzione da soli due anni), ritraendo il bucato dalla terrazza della nostra casa posta proprio sopra l’attuale centro Kennedy, diceva che le lenzuola erano sporche di strana fuliggine nera …e che la cosa sino a pochi mesi prima non succedeva. Era il 1963 o ’64, appunto… e da quel momento La Spezia ha scalato velocemente la più triste classifica che io conosca. Quella degli ammalati e dei decessi per malattie causate dall’inquinamento dell’aria. Tutta colpa di ENEL? Sicuramente no, visto che qui alla Spezia in quanto a inquinamento non ci siamo proprio fatti mancare nulla… Collina di Pitelli compresa. Detto questo… o meglio, ricordato, a chi pare volersene troppo spesso dimenticare… credo che parlare di ENEL non possa avere un senso, se prima di ogni considerazione attuale non si ricordi appunto il passato. Perché in quel passato più o meno remoto insistono responsabi