Lettera di don Luca Palei


 

 

Cari operatori e operatrici, cari volontari della Caritas,

 

ho deciso di scrivervi qualche riga, dopo che qualcuno, e, anzi, qualcuna di voi, in queste giornate, mi ha telefonato ferita e amareggiata per quanto letto sui media e sui social. Non scendo nel dettaglio per non dare il riflettore a chi non merita, anche se vi ringrazio per la vostra forte vicinanza di fronte alle offese gratuite di chi neppure mi conosce o addirittura è stato aiutato da Caritas e tuttora ha parenti che lo sono. Voglio rispondervi così: ho trascorso nove giorni a Suvero, presso la nostra Oasi Francescana, con 20 ragazzi delle Superiori. Ebbene voglio rassicurarvi: abbiamo speranza per il domani di avere buoni adulti, capaci di leggere la realtà in modo autentico e vero, magari anche aderendo a “Scienza e tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l'organizzazione, l'amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica”, significato di politica.

 

Lo so che non vi date pace, perché’ pur non essendo questo ragazzo della Cittadella, avete sentito un livore sconfinato verso di me, la nostra struttura e di conseguenza verso di voi.

Sono orgoglioso dei miei operatori e delle mie operatrici, perché nonostante le “pesciate” gratuite, che fanno molto male, non mi avete mai mollato. E non solo, proprio oggi mi ricordavate che fondamentalmente il fatto che sia o non sia della Cittadella non cambia le carte in tavola, per la povera ragazza che è stata coinvolta in questa triste vicenda. Ed è proprio quello che mi hanno detto i miei ragazzi delle Superiori.

 

E giustamente mi avete ricordato che la Cittadella aprì nel 2014 su preghiera del Governo, per rispondere a un bisogno contingente di arrivi improvvisi e numerosi, e sempre voi mi ricordavate che avevamo detto no inizialmente, lasciando spazio ad altre realtà che non arrivarono.

 

Eppure siete una decina di donne a lavorare alla Cittadella, eppure non ho mai visto un ragazzo toccarvi o essere molesto con voi. Anzi, oltre ad avermelo detto più volte, so quanto affetto hanno i ragazzi per voi, e per gli altri 15 operatori. Se conto bene, 25 posti di lavoro, ma questo non frega ai fenomeni da tastiera.


Eppure quasi 1000 pasti al giorno e 22.000 persone l’anno aiutate, della NOSTRA PROVINCIA, credo dovrebbero almeno un pochino limare le unghie ai leoni e alle leonesse. Eppure non è così.

Pazienza!

 

E poi non lasciatevi fuorviare da post su Facebook: molti sono veramente feccia. Dicono calunnie. So quanto siete rimasti male, non tanto nel leggere le cifre, quanto per la coniugazione errata di quei denari. E avete ragione! È veramente becero confondere la carità fatta con l’8xMille da Caritas Diocesana e un servizio appaltato dallo Stato a un’associazione come tante altre in Italia. Con la differenza che quell’Associazione, grazie alla sintonia con Caritas, si è da sempre spesa per lenire le fragilità sociali di tutte le povertà. E su questo, cari operatori e volontari, vi svelo il perché la Chiesa dia fastidio: da 2000 anni si è da sempre presa cura dei poveri, e l’ha fatto senza badare a critiche o incomprensioni. Dire cifre e non spiegare che c’è un ATI al quale afferiscono altre realtà come Croce Rossa, e non dire che oltre la metà di quei denari sono stipendi d’italiani (o semplicemente essere umani!), è una gravissima diffamazione che fa solo male e non produce frutto.

 

E giustamente mi avete ricordato che i ragazzi accolti sono seguiti e monitorati, proprio al fine di prevenire comportamenti come questo degli ultimi giorni. Cosa impossibile invece per chi si trova per strada, salvo accessi ai nostri servizi. Chiaramente non si lega nessuno, ma proprio grazie alla diuturna collaborazione con le FF.OO., in questi anni abbiamo certamente contribuito al bene della città.

 

Oggi nei messaggi di sostegno e stima che mi sono giunti, peraltro anche per voi operatori e operatrici, una signora mi ha detto: “Difenditi con il sorriso, attacca con il silenzio e vinci con l’indifferenza” citando un saggio come autore. Ebbene queste parole le dono a voi miei cari e mie care, non mollate! Siete veramente Eroi, che ogni giorno mettono in gioco la loro vita per gli ultimi. Grazie, e ve lo dico da padre e da leader di questa missione. Stare con gli ultimi, vuol dire un po’ diventarlo con le conseguenze della scelta. Se nessuno vi ha notato o vi ha ringraziato, siatene fieri! Come il lievito nella pasta anche voi siete chiamati a far lievitare il bene e la lealtà, la giustizia e la verità. Certa politica ci spinge a rispondere con violenza e livore, laddove si richiedono comprensione e spirito di sacrificio. Ma sto parlando a 300 tra volontari e operatori, a 500 ospiti delle nostre amate strutture, che sono Chiesa e sanno cosa davvero è importante.

 

Ditelo anche ai nostri ragazzi, di non lasciarsi impressionare dai social, perché chi scrive non sa, presume di sapere e vuole solo ferire. Continuiamo a seguire i ragazzi al massimo delle nostre capacità, diamo loro tutti noi stessi e se viene un po’ di sconforto, ricordiamoci del saggio… e, come ho già detto, del fatto che stare dalla parte degli ultimi, vuol dire spesso essere ultimi con loro anche quando nessuno riconosce quello che fai, e punta il dito solo per fare male. Non parlo così per fare lo splendido, ma solo perché rimanendo uniti passeremo insieme questa fatica.

 

Con gratitudine, affetto e stima,

don Luca

 

#iostocondonlucapalei #caritaslaspezia #caritas #laspezia

Ph Jacopo Grassi

 

 

 


Commenti

  1. Ultimi con gli ultimi, a testa alta. Chi non fa nulla, critica chi fa. Aiutare è l'unica scelta di chi vuole portare la sua goccia a chi ha sete di giustizia. In un'epoca in cui i diritti vengono negati a chi non ha voce. Dire forte la verità a fronte di chi urla bugie.

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  2. Riporto un messaggio di Marco Biggio:
    "Salve. Non sono a conoscenza dei fatti che hanno determinato le reazioni troppo spesso infamanti e che mirano ad avvilire ma non riescono certo a scoraggiare le iniziative e le attività delle strutture cattoliche più attive ed impegnate nell'educazione e l'assistenza fisica e psicologica di numerosi ragazzi. Ho avuto un'educazione cattolica ed ho fatto parte dello scautismo già da bambino sino all età di 18 aa. Posso testimoniare sino a che sono stato cattolico praticante "convinto", di aver vissuto in un ambiente sano sereno con funzioni educative rivolte ad altruismo e lealtà.I nostri capi "rover" sono sempre stati di esempio e coerenti con le leggi dello scautismo in particolare nei memorabili campi scout di ormai 50 aa. fa... un altro mondo dove il rispetto verso le istituzioni educative era considerato naturale e positivo da poter criticare senza il livore e la spietatezza odierna diffusa purtroppo nei social network, che colpiscono nel profondo dell'anima chi ha dedicato la sua vita all'assistenza materiale morale e spirituale. Marco@Biggio"

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