Il buono e il cattivo


In carcere senza scrivere non sarei riuscito a sopravvivere. Scrivere mi faceva bene perché potevo vivere la libertà degli altri e sognare la vita dei personaggi dei miei romanzi. E per uno che non aveva più vita né sogni non era poco. Scrivevo di notte per tante ore, seduto su uno sgabello in un angolo della cella, al freddo, a scrivere romanzi che pensavo non avrebbero mai visto la luce, perché non è facile pubblicare per uno scrittore ombra. In tanti anni di carcere non ho fatto altro che scrivere e mi ricordo che ormai sotto la mia branda non c’era più posto per tenere i miei manoscritti. E c’erano delle notti che mi veniva voglia di dare fuoco a tutto per riscaldarmi.
Ci vuole un sacco di tempo e di energia per pubblicare un nuovo libro e quando finalmente va in stampa scopro che il lavoro è appena iniziato, perché manca la cosa più importante: la promozione. Se un libro non è conosciuto non può essere letto e se non viene letto è come se non fosse mai stato scritto. 
Grazie a tutti quelli che mi daranno una mano a fare conoscere “Il buono e il cattivo”.
Si può acquistare da Amazon o direttamente da me, con dedica, a questo indirizzo email: zannablumusumeci@libero.it 

Ecco un brevissimo stralcio:

(…) Non era stato giusto.
Per un attimo mi sembrò che i suoi occhi si muovessero.
Ad un tratto pensai alle carezze e ai baci che mi dava e mi assalì la nostalgia.
Mi uscirono dagli occhi le prime lacrime.
Le asciugai subito, con le mani.
Non volevo che qualcuno le vedesse.
Poi mi guardai intorno.
Non c’era nessuno.
A quell’ora il cimitero era vuoto.
C’era solo un silenzio di morte.
Potevo piangere in santa pace.
Non avevo nessun motivo di trattenere le lacrime.
E le feci scorrere.
Piansi tranquillo.
Le lacrime dei cattivi sono diverse da quelle dei buoni.
I cattivi non piangono per nulla.
I cattivi piangono solo per amore.
I cattivi piangono di cuore.
All’improvviso, mi venne da ridere pensando a com’ero stupido a piangere per il mio cuore.
Non c’era bisogno che lo facessi io.
Lo poteva benissimo fare lui al posto mio.
Come aveva fatto in tutti quegli anni.
Io ero sempre stato impegnato a sopravvivere e a essere cattivo.
Non avevo mai avuto tempo per piangere, ma quel giorno, chissà perché, volli essere buono.
E al suo posto piansi io. (,,,)

Carmelo Musumeci





In questo video io e Carmelo facciamo un'intervista incrociata, non potendo fare, per ovvie ragioni dovute alla pandemia da coronavirus, delle presentazioni pubbliche in presenza.







Commenti

  1. Il cattivo ha le motivazioni ad esserlo

    "Il buono è il cattivo", Carmelo Musumeci
    E’ un romanzo con uno stile semplice e rapido. 212 pagine di frasi brevi, dirette. Come piacciono a me. Carmelo Musumeci va subito al punto, è il caso di dirlo. Dipinge subito le situazioni, i sentimenti, le cause e gli effetti. La storia procede e arriva velocemente ai fatti, che sono fatti gravi, omicidi. Sono arrivato in un ‘fiat’ alla fine del secondo capitolo e il tragico è venuto fuori prevedendo il destino del cattivo. Non c’è commiserazione né ricerca delle scusanti, ma la motivazione della ‘cattiveria’, della fredda violenza, è tutta nella colpa della nascita e del fato nefasto che l’ha determinata, con l’aggravante della povertà, sfociata nella miseria. La classe sociale determina i nostri comportamenti ma una serie di situazioni pessime può anche portare uno spiraglio di luce, come è stato per questo autore, che è passato dal calvario del carcere a vita ed ora, rieducato dallo studio e dalla scrittura, ha trovato una sua utilità sociale nella pratica del volontariato nella comunità Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi. Leggerne i libri è importante per poi mettere in pratica l’articolo 27 della nostra Costituzione e per salvare le ‘persone’ detenute.
    PL

    https://www.amazon.it/dp/B08NLJ5N38/ref=cm_sw_r_cp_apa_fabc_067VFbD6HFGFP

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