LA SCATOLA DI BISCOTTI


Recentemente ho scritto un racconto breve, stile ucronico. Visti i recenti sviluppi lo propongo, per chi fosse interessato.
Edoardo Galatola

LA SCATOLA DI BISCOTTI 

  “Grande giornata! Sono un leone, come sempre. Tu come stai? Niente di meglio che scambiare due chiacchiere!”
  “Non saprei. Non ti sembra che ci sia qualcosa di strano? Qualcosa di sbagliato?”
  “Ma cosa ti viene in mente? È impossibile, io non ho mai fatto niente di sbagliato. Anche perché so più cose io del mondo di qualunque altro essere umano. Ho avuto due genitori spettacolari, entrambi mi hanno insegnato che c’è una bella differenza tra il bene e il male, e sono stati entrambi a insegnarmelo. Sapere qual è il bene e qual è il male è fondamentale, ti permette di essere sempre nel giusto. E noi siamo il bene!”
  “Sì, d’accordo, lavoriamo per il bene. Ma di chi? Come mai, adesso, non c’è più nessun altro?”
  “E che importanza ha? Vedi, è tutta una questione d'intelligenza. Credo di essere la persona più intelligente che sia mai esistita. Ma non lo dico io. Non mi piace vantarmi. Lo dicono tutti. Mio padre lo ripeteva sempre. E quindi il destino mi ha assegnato il compito di mostrare al mondo la giusta strada. Questo è stato facile. Se una cosa va bene per noi, va bene anche per tutti. Ma l’intelligenza, senza la disciplina, è inutile. E infatti ho anche avuto una formazione militare superba. Direi la migliore. Senza la seccatura di essere stato davvero militare. Ho studiato alla più importante Accademia Militare del paese. Era un collegio privato, ma vestivamo tutti in divisa. Nel 1964, se ricordo bene. Le ragazze mi cadevano ai piedi!”
  “Ma vedi che continui a rifugiarti nel passato? Non sei neanche un po’ amareggiato!”
  “Io? Per quel che m’importa… è un mondo d'insetti. Costruire alveari, quello sì che mi piaceva. Palazzi e grattacieli in tutto il mondo e anche campi da golf. Il massimo per generare invidia. Così eccitante. Solo per invidia dicevano che ero un bancarottiere. Cioè, qualche bancarotta ci sarà stata, ma le solite cose, quelle che si fanno perché sono permesse. Ma subire invidia è un afrodisiaco, mille volte meglio della pillola blu. Solo che non puoi mai fermarti, devi salire sempre.”
  “Se ti fossi fermato prima, forse non saremmo giunti a questo punto.”
  “Ma tu sei matto! In alto, in alto, in alto, senza nessuna tregua. È ovvio che quando ho puntato al bersaglio grosso e mi sono candidato, l’ho centrato al primo colpo. Sono il migliore. Il Presidente più brillante che questo paese abbia mai avuto. Mi amavano tutti, salvo qualche spostato comunista, radical chic e violento. O qualcuno dei tanti collaboratori che ho dovuto sostituire. Poveretti, non erano all’altezza. Ma che importa? Glie l’ho detto al mio popolo: vinceremo così tanto che sarete stufi di vincere. Un trionfo dietro l’altro. Dovevo solo completare l’opera. Alla fine del secondo mandato questo mondo non sarebbe stato più lo stesso!”
  “È vero. L’avevi detto.”
  “Poi è successo l’imprevisto. Ladri. Mi hanno rubato elezioni che avevo stravinto. Hanno fatto votare i morti. Hanno spedito per posta tonnellate di spazzatura. Hanno fatto sparire le nostre schede. E quelli che dovevano difendermi? Pecoroni! Imbelli! Debosciati! Invece di venirmi dietro, tremavano come mammolette. Bastava scegliere i delegati giusti e il gioco era fatto, ma se la sono fatta sotto.”
  “Era un segno del destino. Quello era il momento di tirarti fuori. Ce l’avresti fatta alla tornata successiva.”
  “No. Al contrario. Dovevo accelerare. Anticipare il piano del secondo mandato. Avevo tutto il tempo che mi occorreva. Abbiamo ucciso quell’ingegnerucolo persiano, ma anche compiuto azioni mirate che né Jinping né Vladimir hanno rivelato. Sapevo che avrebbero attaccato, l’ho detto e spiegato ai miei, ma niente, aspettavano già tutti l’arrivo di quel pupazzo comunista.”
  “Ma sì, continua così, continua a insistere! Davvero sei soddisfatto? Senza gli insetti, come li chiami tu, cosa avresti fatto? Palazzi vuoti e comizi deserti.”
  “Ma di che ti preoccupi? Potevo farlo, l’ho fatto. Avrei attaccato per primo, senza attendere il passaggio di consegne. Semplicemente il passaggio non ci sarebbe stato. Serviva un attacco a largo spettro. Fuoco e furia come il mondo non ha mai visto e come avevo già anticipato.”
  “Sì, lo temevo. Da quando ti hanno dato la valigetta per la prima volta non sei stato più lo stesso. È il simbolo stesso del potere. Sai che io pensavo contenesse solo un grande bottone rosso? E invece era piena di carte. Il 'libro nero' con tutte le informazioni necessarie in caso di utilizzo, il telefono per comunicare solo su linee riservate.”
  “Sì, era bellissima. E c’erano i 'codici di attivazione' e l’oggetto più pregiato, il 'biscotto', la mia card cifrata per essere autenticato presso il comando militare. Quando mi sono deciso a usarla avevo intorno un nugolo di sciocchi che ronzavano e ronzavano per indurmi a desistere. Li ho licenziati tutti. Era mio il compito della purificazione e della costruzione del nuovo ordine mondiale. Certo non mi aspettavo queste conseguenze della decisione. Non pensavo che ci saremmo ritrovati qui, insieme, soli. Forse hai ragione, anch’io ho commesso un errore… ”

  “È ancora lì in cella a parlare da solo?”
  “Sì non si è fermato un minuto.”
  “Ma è sempre pericoloso?”
  “Altro che, va sorvegliato 24 ore su 24; il nuovo Presidente, appena insediato, è stato categorico. Sicuramente ha ragione.”
  “Sapevi che era affetto anche da discalculia? È stata la nostra fortuna, sembra che abbia invertito tutti i codici!”

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