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Visualizzazione dei post da giugno, 2022

ABITUARSI ALLA BARA

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Paolo Luporini  Il mio genere di complottismo è analitico. Ricordo che già alla fine degli anni cinquanta della fine dello scorso millennio  uscì un rapporto scientifico della Massachusetts University che prevedeva per i nostri prossimi anni (2050) l'insostenibilità per il pianeta di una popolazione crescente a quei ritmi. Rimase lettera morta eccetto che per qualche stato in cui fu scoraggiato un secondo figlio, un altro in cui si praticò la sterilizzazione di massa e tra alcuni popoli europei fu accettata culturalmente la regolazione delle nascite con la contraccezione e altre scelte individuali. La popolazione mondiale è cresciuta moltissimo, però, e neppure le carestie, la siccità, il riscaldamento globale, le migrazioni, la desertificazione, l'aumento dell'allevamento intensivo e il consumo di acqua, pascoli e foreste, ha portato a scelte drastiche contro lo sfruttamento capitalistico delle risorse naturali, delle fonti energetiche non rinnovabili, che stan

VI PRESENTO RENZO DADÀ

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Paolo Luporini   Renzo Dadà era un professore di Lettere dell'albeeghiero. Era un cinefilo amico di Maurizio Maggiani, Sergio Fregoso, Carlo Roda, Ornella Orsucci. Collaborava con tutti loro nel Collettivo Immagine. Animò molti dibattiti dei cineforum che organizzavano. Abitava in via Lamarmore con la madre. Quando rimase solo si lasciò andare a una certa trascuratezza e anche il cibo era disordinato. Certe notti comprava un biglietto per Firenze o Genova e le passava là. Io lo conobbi meglio dopo un incontro in piazza Brin quando io, in cassa integrazione dalla TM, ero seduto sulla panchina vicina all'edicola di giornali e lo vidi arrivare accompagnato dal badante dominicano Eusebio Duran, che conoscevo per la sua trasmissione a TLS Aquì y allà. Chiacchierammo in una buona sintonia, noi tre, e m'invitò a fargli visita. Era ancora al piano di sotto, in una casa comunale troppo grande per lui ma piena di libri. Presi a visitarlo tutti i giorni. Era malato di canc

JACK ROSEBUD, L'ADULTO CHE GIOCA

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Paolo Luporini “Gladys, amore, bocconcino, ho una cosa da dirti. Siediti lì. Sono un prestigiatore perché quando avevo otto anni, a Natale, anziché scrivere nella letterina a Santa Claus che mi portasse un guantone da baseball e una mazza, ho chiesto un mazzo di carte da Poker. E lo zio Wilkes si presentò al nostro pranzo di Natale con una scatola di giochi di prestigio, “The little Wiz”. Ne divorai il manuale e provai tutti i trucchi. Inizialmente non ero molto bravo nelle manipolazioni perché il mazzo era troppo nuovo, ma zio Wilkes m’insegnò ad arrotondarne leggermente il dorso e come fare a segnare le mie carte in modo invisibile agli altri spettatori, la mamma e il papà, riuscendo a ipnotizzarli con i miei trucchi. Il manuale spiegava di guardare negli occhi gli spettatori, le vittime dei miei trucchi magici, così facendo sarei riuscito ad incantarli su di me e a distrarli da ciò che facevano le mie mani, che io non dovevo mai guardare. Le muovevo automaticamente, alle

LA DONNA DI CUORI

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Paolo Luporini Inizio un racconto che nelle mie intenzioni dovrebbe diventare un esempio di come un sogno notturno può portare un soggetto originale semplice che l’autore può sviluppare e arricchire di contenuti magari alti mantenendosi distaccato dal didascalico e dal pedagogico, sempre con uno stile asciutto che va al sodo, senza troppi fronzoli o fiori di descrizioni particolareggiate. Per scrivere questo racconto ho aspettato tre giorni dal sogno sia perché sono giornate in cui sono sempre un po’ troppo stanco per iniziare alcunché di nuovo che non sia una necessità immediata, sia per non scriverlo di getto ma per prepararlo invece con un po’ di meditazione. Sono le cinque del mattino e parto. Il personaggio sono io stesso in una vita precedente. Ero un prestigiatore e mi esibivo nei circhi che vagavano nomadi su, giù, da ovest a est e da est a ovest negli Stati Uniti d’America pochi anni dopo la fine della II Guerra Mondiale, un po’ prima che scoppiasse la Guerra di Co