JACK ROSEBUD, L'ADULTO CHE GIOCA



Paolo Luporini

“Gladys, amore, bocconcino, ho una cosa da dirti. Siediti lì. Sono un prestigiatore perché quando avevo otto anni, a Natale, anziché scrivere nella letterina a Santa Claus che mi portasse un guantone da baseball e una mazza, ho chiesto un mazzo di carte da Poker. E lo zio Wilkes si presentò al nostro pranzo di Natale con una scatola di giochi di prestigio, “The little Wiz”. Ne divorai il manuale e provai tutti i trucchi. Inizialmente non ero molto bravo nelle manipolazioni perché il mazzo era troppo nuovo, ma zio Wilkes m’insegnò ad arrotondarne leggermente il dorso e come fare a segnare le mie carte in modo invisibile agli altri spettatori, la mamma e il papà, riuscendo a ipnotizzarli con i miei trucchi. Il manuale spiegava di guardare negli occhi gli spettatori, le vittime dei miei trucchi magici, così facendo sarei riuscito ad incantarli su di me e a distrarli da ciò che facevano le mie mani, che io non dovevo mai guardare. Le muovevo automaticamente, allenate, superallenate, dall’addestramento che m’imponevo nelle pause di ogni attività quotidiana. Grazie a quegli inizi, a quella passione, all’ambizione di diventare un mago “vero”, sono diventato davvero bravo.”.
“Sì, sei davvero bravo!”.
“Poco fa ho fatto un tremendo sbaglio.”.
“Che sbaglio?”
“Lo vedi quel bambino dietro di me? Non osservarlo. Guardalo di sfuggita e poi distogliti.”
“Cosa t’ha fatto quel bambino? Lui e sua madre stanno divorandosi l’Autogrill.”
“Certo, con i miei DUE dollari!”
“Gli hai regalato DUE dollari?!? Sei impazzito?”.
“Tu e la madre eravate alla toilette, voi donne ci mettete così tanto… L’ho visto solo, e mi sono avvicinato per chiedergli se nessuno si occupava di lui.”.
“Eh, la mamma mi ha fatto aspettare mezz’ora chiusa nel bagno. A me scappava e quella non usciva… “.
“Gli ho proposto un gioco, a me piace stupire, ma volevo che vincesse, ho fatto in modo che avesse la sua rivincita, dopo aver perso con me.”
“Cos’è andato storto?”
“Ha fatto una scelta che purtroppo era imprevedibile, almeno per me. Non averla prevista è stato il mio madornale sbaglio. Ha perso tutto quello che aveva scommesso. Tutto il suo tesoro di figurine dell’MLB. Mi sono dichiarato mortificato, gli ho chiesto scusa e l’ho generosamente risarcito. Se stanno abboffandosi, lo devono ai miei DUE dollari.”
“Tu non ci stai con la testa!”.

“È la mia passione per il gioco. Mi piace indirizzare gli altri dove li guido io. Con lui ho proprio fallito. È stato il mio fallimento più totale.”.
“Non pensarci più. Mangiamo?!? Ho fame anch’io. Mangerei quello che hanno preso loro.”
“Prendiamoci un cheese-burger, una ciambella e un caffè.”
“Sì, ma poi ripartiamo subito. Non voglio più vederli, quei due.”
“Bill, il ragazzino si chiama Bill. Non voglio più vederlo neanch’io!”
La cameriera volle essere pagata subito, così, finito di bere i nostri caffè, lasciammo quel luogo di sfortuna.
C’’era più traffico, nel pomeriggio, e la marcia dell’auto con la roulotte argentata proseguì per altre tre ore, uscimmo allo svincolo e, in mezzo al nulla, incrociammo il tendone del “Frankie Bros. Cyrcus”, che ci aveva assunto. Ci indicarono dove parcheggiare la roulotte, sganciai l’auto che lasciai parcheggiata proprio lì, senza muoverla. Mentre Gladys si rendeva presentabile, cercai il direttore, mi presentai e gli annunciai la mia compagna, che giunse quasi subito, splendida come se dovesse dar spettacolo, e il direttore, uno dei due Frankie, ne fu molto colpito. Mi avvidi che il suo interesse per lei non era esclusivamente finalizzato allo spettacolo al trapezio, sebbene le facesse molte domande a proposito. Avevo un concorrente e stavo in guardia. Ci accordammo su tutti i dettagli, che ci ponevano su un piedistallo di privilegi nella vita al circo, perché si era accaparrato tutto il pacchetto, per avere lei, si era preso pure me, che per lui ero un numero secondario. Tenevo a Gladys, il sesso con lei, che era un’atleta, era molto avvincente. Non mi piaceva l’idea di perderla né di condividerla con quell’uomo che, pagandoci, aveva su di lei un potere, perciò la misi in guardia e, per la complicità che c’era tra noi, mi rassicurò e mi giurò che non gli avrebbe concesso nessuna occasione di provarci con lei. Così, quando dopo il suo spettacolo iniziò il mio di giochi di prestigio, la persi di vista e, finiti i miei giochi che furono molto applauditi dal pubblico di farmers e cowboys con le loro fidanzate e le famiglie, la cercai per tutto il campo. Mi preparai una scusa e andai dal direttore. Li trovai stretti l’una all’altro su un divanetto di pelle lurido dagli anni. Per non vomitargli in faccia, ripartii con la roulotte mollando tutto. Il “Frankie Bros. Cyrcus”, Gladys e il direttore. Sulla nostra roulotte partivano con me tutti i suoi costumi di scena, i trucchi, i suoi vestiti, i gioielli, i profumi. Avrei buttato tutto, quando mi fossi fermato dopo almeno un centinaio di miglia.




L'antefatto, la puntata precedente: LA DONNA DI CUOREI

Commenti

Post popolari in questo blog

NUVOLE DI DRAGO

IL DRAGO MANGIACOLORI

AL VENTO