VI PRESENTO RENZO DADÀ



Paolo Luporini 


Renzo Dadà era un professore di Lettere dell'albeeghiero. Era un cinefilo amico di Maurizio Maggiani, Sergio Fregoso, Carlo Roda, Ornella Orsucci. Collaborava con tutti loro nel Collettivo Immagine. Animò molti dibattiti dei cineforum che organizzavano. Abitava in via Lamarmore con la madre. Quando rimase solo si lasciò andare a una certa trascuratezza e anche il cibo era disordinato. Certe notti comprava un biglietto per Firenze o Genova e le passava là. Io lo conobbi meglio dopo un incontro in piazza Brin quando io, in cassa integrazione dalla TM, ero seduto sulla panchina vicina all'edicola di giornali e lo vidi arrivare accompagnato dal badante dominicano Eusebio Duran, che conoscevo per la sua trasmissione a TLS Aquì y allà. Chiacchierammo in una buona sintonia, noi tre, e m'invitò a fargli visita. Era ancora al piano di sotto, in una casa comunale troppo grande per lui ma piena di libri. Presi a visitarlo tutti i giorni. Era malato di cancro alla prostata. Fece il trasloco per via della permuta che gli aveva chiesto Renzo Cozzani. Alvaro Marengo, Sergio Fregoso ed io lo aiutammo a sistemarsi nel nuovo appartamentino di dimensioni più ridotte. Ritrovò un'antologia che usava a scuola che conteneva il racconto di Kapek "La collezione di francobolli", simile per la tematica al mio "Il Filatelista ovvero Il cielo sopra via Torino", che gli avevo regalato. Mi regalò quell'antologia. Inserii quel racconto nel mio libro stampato gratuitamente da Missione 2000, l'associazione della mensa di via Torino, che ci guadagnò 500.000 lire. Eusebio, i primi giorni di dicembre, fu colto da un dolorosissimo ascesso dentario e chiese a mio cognato Moreno se qualche badante potesse sostituirlo con Dadà. Subentrò Joanni, che era sbarcata a Malpensa il 3 dicembre 1999, con visto turistico su invito di un suo cugino. La conobbi a casa di Renzo ed io ero l'unico, lì, che le parlasse un po' in spagnolo. Mi è tuttora ignoto come ci riuscissi. Avevo imparato qualche rara parola dalla lettua di Tex. Ascoltò la mia presentazione e fu molto colpita quando le dissi che ero catechista. Al suo paese sono persone molto rispettate. Un suo fratello è diacono e loro erano tutti religiosi. Alcuni di loro lo sono rimasti nonostante siano venuti nel paese più cattolico del mondo. Quando le dissi che il mio estado civil era 'divorciado' capì che ero libero e s'innamorò. A me lei piaceva, ma ero combattuto tra altre due concorrenti. Dopo un mese mi decisi, la invitai a visitare Lerici nella sua domenica libera e lei ci portò la cognata e il nipote, ma, quando loro non la vedevano,, mi sfiorava provocandomi con il suo fascino femminile. Finalmente, arrivò il primo bacio, le feci assaggiare il pesto, la cucina cinese, lei imparò, con decine di tentativi, i nomi degli alimenti del frigo, perché Renzo le chiedeva una cosa che lei non sapeva e, facendo la spola dal letto al frigo e viceversa, arrivava ad azzeccarla e l'imparava. Lo curava amorevolmente, anche quando si lamentava per i dolori alle ossa, per via delle metastasi, e le insegnai le iniezioni, che avevano il potere di dargli un po' di quiete e un sonno di sogni sereni. Una volta mi chiamò di notte e mi vestii e alle quattei ero lì. Sergio Fregoso veniva tutti i giorni e ne amministrava il denaro e le cure. Era lui che si occupava quasi di tutto. Maggiani venne a fargli visita, così come la sua amica Gabriella. Alvaro veniva spesso. A giugno Renzo era peggiorato e volle regalarmi la medaglia dorata della sua laurea all'Università di Genova. Nelle prime ore notturne del 21 giugno 2000, morì. Joanni lo vegliò sino all'arrivo del cugino e di Sergio, che si occuparono della sepoltura. Joanni venne da me. Conosceva bene la strada, veniva a dormirci la domenica mattina, quando io andavo a messa, poi prese a venirci pure lei, e cantavamo nel coro di Maria Ausiliatrice, al Canaletto. Fu per me naturale accoglierla, e convivere, anche se era clandestina, e le chiesi di sposarmi, sistemando le sue carte e poi facendola diventare italiana. Diventò, molto prima, la mamma del nostro Marco Valerio, che nacque il 19 giugno 2001. Vedete come in questa settimana siano riunite tante date che ci riguardano in una sincronicità significativa. Richiamammo in Italia Jose Antonio, Antoni, che diventò italiano perché era in Italia quando Joanni diventò cittadina. Domenica scorsa il nostro Marco ha compiuto 21 anni. Questo è il suo 22° solstizio d'estate. È il mio 67°, dato che il mio compleanno sarà il 26, e domenica sarà pure il quarantesimo anniversario dalla morte di mio papà Egidio.

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