LA MORTELLA di Nicola Arigliano


Una mortella di Nicola Arigliano

Una Mortella senza compagno
Disse un bel giorno “Mi sposerò,
Voglio sposare un garofano rosso”…

Disse il Garofano, “Sei sempre verde
Io sempre rosso, non rimarrò”
E il Garofano disse “Non posso”…

La Mortella si rattristò
Ed il fiore s’innamorò
Fu il silenzio per tutta l’estate
Perché immenso è l’orgoglio dei fiori…
Poi la Mortella disse all’Inverno
“Dammi la mano, aiutami tu,
Fammi morire una volta per sempre”…

“Cosa m’importa di questa vita
Se Primavera non torna più,
E ogni fiore non dura in eterno”…

E l’Inverno in silenzio annuì
La sfiorò con le dita gelate
Ma il Garofano che un dì l’amò
Era già morto e non la guardò…

Ru ru ru ru ru ru ru ru
Ru ru ru ru ru ru ru ru…

Gabriella Ferri

Ognuno ha tanta storia
Tante facce nella memoria
Tanto di tutto tanto di niente
Le parole di tanta gente

Tanto buio, tanto colore
Tanta noia, tanto amore
Tante sciocchezze, tante passioni
Tanto silenzio, tante canzoni

Anche tu così presente
Così solo nella mia mente
Tu che sempre mi amerai
Tu che giuri e giuro anch'io

Anche tu amore mio
Così certo e così bello
Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più
Come un vecchio ritornello

sempre
(Così solo nella mia mente) sempre
(Tu che sempre mi amerai) sempre
(Tu che giuri e giuro anch'io) sempre
(Anche tu amore mio) sempre
(Così certo e così bello)

Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più

Ognuno ha tante storie
Tante facce nella memoria
Tanto di tutto, tanto di niente
Le parole di tanta gente

Anche tu così presente
Così solo nella mia mente
Tu che sempre mi amerai
Tu che giuri e giuro anch'io
Anche tu amore mio
Così certo e così bello

Anche tu diventerai
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più
Come un vecchio ritornello
Che nessuno canta più

Due canzoni il cui ritornello nessuno canta più.
La prima neanche la conoscevo.
La scopro dopo aver letto che chiesero a uno scultore a che serve un artista. Lui rispose "A niente... Come i fiori.".

Oggi ho ricevuto la critica che sono troppo consapevole di quello che scrivo ma mi ci vorrebbe più riflessione. Scrivo troppo.
Scrivo perché sento che devo. Sono un violino, non un violinista. È la musica un'idea che suona attraverso me. Non è detto che piaccia a tutti, anzi, forse non è proprio così. Scrivo per conoscere. È un esercizio maieutico. Le domande le faccio a me stesso, prima che ai lettori (quei 25... ).
Molti, per capire, leggono.
Io, per lo stesso scopo, scrivo.
Costruisco relazioni.
Mi dicono che è giusto.
Chi mi consiglia di non spoilerare, per vendere di più, non sa che sono disilluso su quel tipo di successo.
Il successo, per me, è scovare tesori che non speravo di avere nel sottosuolo di una fantasia sempre castrata dalla programmazione e dalla vita pratica dell'economia del fine mese. Sono distaccato dal materiale, posso fare a meno di tante cose. Nulla è essenziale, a parte una cosa sola, da mantenere ben stretta. Il respiro, ora anche il regolare battito. Siamo macchine alimentate dall'amore, che è la nostra fonte di energia.
Le relazioni, l'amore, l'amore filadelfo, la fratellanza, con il femminile che è in ciascuno di noi. Nadie es eterno en el Mundo. Toccherà a noi o è toccato a tanti che conoscevamo. E saremo quel ritornello che nessuno canta più. A un certo punto, si pensa di lasciare un'eredità. Qualcuno pensa, con un romanzo, di testimoniare ciò che crede di aver imparato e così trasmetterlo. Io non credo a questa cosa. Racconto storie e le mescolo: quelle sognate con quelle inventate, che poi mi sono state ispirate, con quelle vissute, che nella mia vita sono più fantastiche di quelle di fantascienza, che invece si realizzeranno. Ciò che mi è accaduto è veramente assurdo come "Ad ovest di Paperino". Se ne volete parlare, cercatemi, oppure aspettate che ne scriva, ma, in fondo, che ve ne importa? Ognuno pensa che le sue storie siano interessanti oppure che non interessino a nessuno. Tra questi estremi di un pentagramma, cagatine di mosche che sono i nostri eventi s'infilano in una melodia, finché non volano via come quelle mosche di cui sopra, si creano varianti cacofoniche o deliziose, una Musica del Caso. Una Musica bella e tragica, io dico bella perché: tragica, anche quando la Morte ci sfiora e sospiriamo: "Che culo!", oppure vediamo un parente o un papà spirare serenamente. Così pare a noi, ma non siamo ancora mai stati al suo posto e nessuno torna per dirci com'è. La fantasia crea paure o speranze, L'inferno o il Paradiso, la resurrezione della carne, la reincarnazione, la parusìa, il settimo giorno, le urì, il Whalalla. Io credo semplicemente nella metempsicosi, e a me pare geniale e bella. Nulla si crea, tutto si trasforma. Se non resteranno i miei' pensierini' o i racconti e i video ai quali sono affezionato, resteranno i miei atomi, che restituirò al mondo naturale a cui li ho presi in prestito. Le mie foto sono attimi che ho fermato e hanno intercettato sguardi di gente che non conosco, che sarà come ritornelli che nessuno canterà più. Atomi. Democrito aveva ragione. "Quest'ultimo non credeva all'ipotesi dell'unicità e dell'immortalità del cosmo, anzi, credeva che esistessero più mondi, ognuno dei quali corruttibile e quindi “mortale”. Democrito, infatti, considerava la creazione dell'universo non come il prodotto di un disegno, ma come una interazione meccanica tra atomi che dovevano riempire un vuoto." (Wikipedia) 

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