Esser-C
Esser-C
(pensierini)
di
Paolo Luporini
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- Paolo Luporini –
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Il font principalmente usato è il Liberation Sans,
facilitato per i dislessici
DEDICA
Ai presenti.
A chi c’è.
A chi lo è sempre.
Exergo
COMMA 22
"Chi scrive pensierini ed è poeta
passi alla cassa per il lauro!"
"Chi è poeta non scrive pensierini!".
22 marzo 2925
RINGRAZIAMENTI
"EsserC" è il nome di un nastro magnetico che maneggiavo per lavoro quando ero operatore meccanografico in un centro di elaborazione dati e faceva parte di una serie di archivi nonno, padre e figlio delle partite in essere. Mi rimase impresso perché quel particolare nastro fu importante e il suo nome mi riecheggiava in mente ossessivamente, siché realizzai che la sua importanza era nella parola "ESSERCI", non nel suo contenuto di dati, la cui importanza era molto minore. L'esistenza è importante, anche quella di ogni piccolo essere, anche la tua, quanto la mia.
Lo è per noi, ma anche per gli altri. Ho imparato che l'universo va avanti lo stesso anche se qualcuno di noi manca, ma la sua perdita si fa sentire. Anche se l'apporto di ciascuno sembra minimo, per qualcuno, fosse solo un amico, siamo necessari. Per quella persona, il proprio futuro senza di noi non sarà più lo stesso.
Si tratti di nonni o genitori, della compagna, del compagno, la perdita può essere dolorosa, ma si può superare, col tempo.
Si deve.
Anche se si tratta del proprio affetto più caro. Se si sopravvive, è perché abbiamo ancora un compito da svolgere, con il nostro EsserC.
Grazie,
ecco un’opportunità di darvi una pausa e farmi ricevere un refolo d’aria che potrebbe ripagarmi del mio coraggio o della mia sfrontata spudoratezza, quella mai tentata da nessuno, la Lode della Pausa.
Sii indulgente, rispettoso, ma sincero: pluporini@libero.it
PL
Esser-C
«L'ultima fatica è Esser-C»
È pure la nostra fortuna.
Esserci è la fortuna
della nostra presenza.
Presenti voi,
presenti noi.
Girarci di lato,
trovarci affiancati,
partecipi di uno sguardo.
Dir di più è superfluo.
Tempo perso,
rubato al piacere
dell’Esserci.
23 marzo 2025
LE ROTTE INFINITE
Il mare
l'ho da sempre pensato
senza strade.
Ricco d'infinite possibilità.
Di sorprese.
Come scoprire isole e continenti.
Pensate la sorpresa
di Erik il Rosso
e dei suoi vichinghi
che a vela scoprono la terra verde.
Dopo un po'
i marinai
tracciarono rotte
per cercare il modo più breve
di raggiungere i porti.
Crearono le strade del mare.
Anche lì c'è traffico.
Crearono codici di navigazione,
regole di precedenza, tribunali.
Da un po' stesero cavi e condutture
reti strategiche per i militari
e l'economia.
Il diritto della proprietà privata si estese
persino sulla Grande Acqua,
e gli oceani
non son più di tutti.
Le torri di controllo degli aerei
impongono rotte
come posta pneumatica.
Cos'è diventato il pianeta?
Un gomitolo intrecciato
in mano a macchine
con un potere esagerato
su chi tira il fiato
e ne fa le spese
se non arriva a fine mese.
Tutto è complesso.
Come tubi del cesso.
Qui finisce la poetica del mare
ed è necessario navigare.
Navigare, navigare, navigare...
23 marzo 2025
I POETI ESTINTI
Un club di cui non vorrei mai far parte.
Loro mi hanno messo in lista per la nomina.
Fortuna che non ho una data libera!
23 marzo 2025
IMPORTANZA DELLE PAROLE
Noi, né sordi né muti,
pensiamo per parole.
Da quando le abbiamo apprese,
creiamo o ricreiamo il mondo,
con il pensiero che si fa parola
e la parola crea pensieri,
immagini, progetti,
intenzioni, programmi.
La parola crea passioni, amori,
intreccia famiglie,
ricchezza, sussistenza, aiuto,
sopravvivenza, salvamento,
gratitudine, riconoscimento,
dà merito, menzione,
si fa relazione.
Alla base di una civiltà
c’è l’ideazione, poi l’azione.
La Storia è fatta di fatti
e ci è raccontata,
la interpretiamo,
per ciò che udiamo, capiamo.
Da quella, scegliamo.
Se la parola si fa confusa, innocua, inutile,
ogni ragionamento deraglia, futile,
ed ogni azione, scomposta, fragile,
indifesa, labile.
Saremo soli, in un silenzio assordante di versi,
strepiti, lamenti, di sconvolti sentimenti.
24 marzo 2025
NON GIRARTI!
Chi guarda indietro
resta di sale
ed è un illuso
se spera, nel ricordare,
trovare
una gioia del presente.
Ma com'erano buoni quei fichi rubati!
24 marzo 2025
ASCOLTA!
Sono ridotto al punto.
Al punto.
Al punto di parlare agli angeli.
Credo che ascoltino.
Ascoltano tutto.
Non è possibile
che siamo circondati
di estrema solitudine.
Se fossimo soli
sarebbe disarmante...
disperante.
Sarei disperato
a sapermi abbandonato.
Gli angeli ascoltano.
Leggono i bit vaganti sulla rete.
Sanno persino di cosa senti sete.
Loro ti propongono
di bere l'acqua Lete.
24 marzo 2025
TUTTO SBARLUCCICA!
Un cittadino che ne sa
delle stelle viste in montagna
in una notte all'addiaccio?
Anche a un barbone
la luna sembra un lampione!
Le luminarie di Natale
fanno a gara
con i mille riflessi in mare
di una lampara.
Con questo voglio dire
che in natura
tutto fa sbalordire.
24 marzo 2025
IL TITOLISTA HA PRESO UNA SVISTA!
Non è al circolo Fantoni, Giovanni Tabacchiera,
stasera.
Gian Luigi Ago
gli darà spago,
in un "INTERVALLO"
al circolo anziani, nella sala da ballo.
È al 7 di via Corridoni,
non al Fantoni!
https://www.lanazione.it/la-spezia/cronaca/performance-di-letture-e-musica-0c093ec5
25 marzo 2025
LA PACE, TRA DUE GUERRE
Quante poesie ho letto e ascoltato
contro la guerra e per la pace!
Quasi altrettante i poeti ne hanno scritte
per la causa contraria.
"Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto".
Son tante altrettanto.
E pure di recente
c'è certa gente
cui dell'altra gente
uccisa non gl'importa niente!
Valga per tutte quella di Trilussa
che della guerra e della pace
la dice bene e tutta…
Inni e marce patriottiche
li scrissero esonerati e riformati
sopravvissuti al cannone
seppellendo le vittime di lor canzone.
Senza emozione
scrissero epitaffi solenni
per eroi di memorie perenni,
ma alzando la sbarra di confine
scordarono della Storia il fine.
Medaglie, denaro e baci di regine.
25 marzo 2025
TRASGRESSIVO
Per la prima volta nella mia vita
ho pensato
che non sarò mai così giovane
come adesso (26.02.2025).
Strano!
Non ci ho mai pensato!
Mi concedo una trasgressione.
Innocente diversione.
Un cubetto di Toblerone.
26 marzo 2025
G.A.U.
Incrocio uno, un conoscente,
che mi ferma e capisce che lo so ascoltare,
mi dice:
"Ieri sono stato al mare.
Tutta quell'acqua.
So che siam fatti per il 60 %
d'acqua anche noi e...
penso che io sono quell'acqua,
immenso oceano mare,
e minuscola goccia,
ma sono in grado di pensare".
Non lo giudico, non penso che sia ingenuo,
arrivandoci a settant'anni,
ma mi calo nei suoi panni,
nella sua scoperta meravigliosa.
"È stupendo!", gli dico,
"SIAMO ogni cosa che mangiamo
e abbiamo dentro anche tanti minerali
che hanno un'importanza
e catalizzano le nostre reazioni,
le chimiche emozioni, e il sentimento
che provi di stupore
ti deve far contento,
sapendo che gli atomi di cui sei fatto
sono eterni come l'universo
dall'inizio del Big-Bang e nulla va disperso.
L'energia e la materia si tramutano
l'una nell'altra
e questa
è la soluzione scaltra
di un demiurgo ignoto
che ricrea noi stessi in ogni tempo
a lui noto."
Stordito, se ne va
e quello che lui sa
è solo
la sua metà.
Ciò che gli ho detto io
richiama l'arché,
il Dio.
28 marzo 2025
SAN MICHELE
Dovresti difenderci dai cattivi,
ma come lo stai facendo?
Ti prendi un rapporto di 15 innocenti
per un cattivo.
È il tuo prezzo giusto.
Una costosa decimazione
per il bene,
per colpire un armato,
uccidi 15 disarmati,
tanti bambini, donne, anziani,
uomini laboriosi,
che affami, riduci alla sete,
a cui togli l'energia, li lasci al freddo
e al buio,
senza cure né aiuti;
spari ai medici, alla stampa,
alla Croce Rossa.
In una fossa comune
(50.000 morti)
finisce la speranza,
San Michele,
se al Male lasci una vacanza.
28 marzo 2025
NON BIS, SEMEL!
Non vivrai mai la stessa giornata due volte.
Mai avrai
un’altra opportunità
di fare oggi
ciò che non potrai - mai - più fare domani.
Ogni lasciata è persa!
Ogni giornata è diversa
e siccome è un gioco,
mai avrai in mano le stesse carte.
Giocale al meglio
e, comunque vada, avrai il successo:
l’opportunità
del godimento di uno stomaco pieno,
di un sonno sereno,
incontri speciali tra due guanciali…
e un giorno in meno.
28 marzo 2025
HÄNSEL e GRETEL
Sperduti senza più sentieri
nel fitto del bosco, tenendoci per mano,
rincuorandoci, rinfocolando la speranza,
si apre la macchia e s’intravvede una LUCE.
È una finestra accesa.
Di corsa, bussiamo.
Filèmone e Bàuci sorridono alla porta
e c’invitano ad entrare.
Una zuppa calda e il fuoco acceso,
ci raccontano la fiaba
di Zeus ed Hermes.
28 marzo 2025
ORA LEGALE
Non vi pare illegale
rubarci un'ora di sonno?
29 marzo 2025
L’ANIMA NELLE MANI
Quando si dice di avere qualcosa
nelle proprie mani
si vuol dire che la si possiede.
Invece, la nostra anima
è un’astrazione che registra
ciò che pensiamo, sentiamo, facciamo.
La paragono al respiro involontario,
che è un dono che ci segue o precede
nella vita e se manca lui, questa è finita.
Viceversa, se manca il cuore,
anche l’anima muore,
anche in una persona ben viva.
Morta del tutto.
Morta di brutto.
Tradendo la coscienza,
del suo respiro ha da far senza
e sopravvive, in apnea,
mors sua, mors mea.
La gente non ci bada,
ma perdere l’anima è un momento
che dovrebbe far spavento.
Ritrovarla, è una lunga ricerca
di un sé bambino tra mille e cento.
Non è impossibile, infatti,
però è un lavoro da matti.
Perdersi e ritrovarsi
è come incontrarsi
con un amico disperso
da cinquant’anni travolti da uguali affanni.
Vien facile parlarsi e dirsi tutto
come parlare a sé stessi
felici di trovarsi,
non più persi.
Conservarla (l’anima) può sembrare noioso
contrastando il diavoletto mai a riposo,
ma è un esercizio sereno che dà gioia:
è raro che sfugga la gioia.
Si tratta, infatti,
d’essere coerenti sempre,
non solamente a tratti.
Tenere la barra dritta dell’ideale,
fare di tutti il bene, difenderli dal male.
Prova tu, se sei capace,
a non mettere Mi Piace.
30 marzo 2025
L’AMORE DIFFERENTE
Alla mia età
capisco definitivamente
che l’amore si veste
di un abito differente
e indossa gonne plissettate
che ondeggiano al vento,
immaginate.
Oppure indossano sorrisi
sui loro visi
segnati dall’età
e non fa differenza se di amiche o amici,
l’amore è lo stesso.
È un amore filadelfo
per uomini o donne
in pantaloni o gonne.
C’è compassione, simpatia,
misericordia, gioia ed allegria,
in queste dosi crescenti
come dei miei farmaci gli ingredienti.
Come Walt Whitman
mi viene da esultare
in modo ingenuo ed infantile,
come di un vecchio molto senile,
tautologia primaverile.
Un ottimismo sragionato,
per un presente tanto spietato!
2 aprile 2025
L'ACQUA CHE CANTA
Ricordo zampilli
di una fontana montana,
una sorgente cantante
una canzone irriverente
che diceva: "Sorgo dalla montagna,
sono acqua fresca che non bagna
ma sazia dissetando
e lo faccio cantando."
Gorgogliando cantava
e di schizzi bagnava.
Mi avvicinai, tentato,
ma quando fui vicino,
mi accorsi, spaventato,
di un brutto rospo acquattato.
Viscido, muschioso,
mimetizzato,
stava nascosto nel fresco zampillo.
Saltai lontano come un grillo,
scivolai sopra un sasso,
caddi da basso
contaminato dal fango e dai muschi verdastri
e caddi in una buia notte
senza luna né astri.
Un mio fianco vide le stelle
al campo scout provvidero due stampelle
e per due giorni ai giochi del campo
...non partecipai.
La lotta greco-romana
- fortuna! - me la scampai.
3 aprile 2025
A BEATRICE ZERBINI
“Siamo noi – bella ciao - che partiamo”…
Sei tanto speciale
e sorprendi,
simile a noi che non ci esprimiamo abbastanza
e dici le cose che noi sentiamo
ma non diciamo.
Ne diciamo altre,
più confessabili, duttili, malleabili,
q.b. nella ricetta strausata
del nostro ragù sempre diverso,
sempre uguale
di un nostro pensiero particolare
che, nel mucchio,
è ugualmente banale.
Tu, sei speciale!
4 aprile 2025
SECCATA LA VENA
Quando, come in questo momento,
sento seccata la vena ispirativa
della poesia, e sento il vuoto
nella mente, non ho penna,
né inchiostro, né matita
né gesso, non ho più sangue
nella vena della poesia,
quel vuoto prende una forma
e si disegnano parole
che si sciorinano al sole
come i panni stesi
di una lavandaia
che non lava da mesi.
È come l'andare in bicicletta,
una volta imparato,
baciare una rimetta.
6 aprile 2025
GENOVA, IL MIO SOGNO LONTANO
Oggi è una data memorabile, per molti versi, bella e triste insieme, individuale e collettiva, ma che a quest’ora della mattina è oscurata dal ricordo di un sogno molto lungo che inizia in un ampio salone con la volta disegnata in stile iperrealistico che dà l’impressione di essere all’aperto. È un open-space nel quale, molto distanti, ci sono postazioni di produzioni artistiche soprattutto di pittori, ma ci sono un paio di scultori che modellano un materiale di colore nero che quando è malleabile è opaco e, una volta lasciato a se stesso, inerte e immobile, diventa lucido e brillante. Ieri un pittore, nella realtà di un incontro domenicale al circolo velico Erix di Lerici, ha detto una cosa forse molto vera, o perlomeno io concordo a crederla, che ciascuno di noi - ma anche le cose - contiene una luce oppure non sa emetterla. Persino il Sole, se non ce l’avesse, sarebbe una stella estinta. È una energia spirituale, quella luce interiore, ed è quella che lui ricerca nelle sue opere, che ne contengono molta, e spesso rappresentano proprio soli spirituali oppure paesaggi, fiori, campi biondi di frumento, che ne sono illuminati (o che la contengono). Secondo lui quei fiori, quelle spighe, sono in relazione con l’energia del Sole ma loro stessi ne contengono molta che emettono da sé stessi e se non ne possedessero sarebbero invisibili.
Alcuni quadri ancora da finire avevano questa impostazione concettuale. Magnifiche tele anche superiori alle più belle di Vincent Van Gogh. Ammirate questa, per esempio.
Oppure questa di fiori…
Quest’altra ha delle piante da frutto, che di energia di luce che nutre ne contengono molta.
In quell’open-space luminoso c’era persino chi faceva colazione e chi la preparava la serviva ai bambini e a noi, che ci preparavamo alle attività esterne del giorno. Alcuni artisti avevano lavorato di notte, in quell’ambiente costantemente luminoso che evidentemente si alimentava di giorno, quando all’esterno c’era il Sole, per dare energia all’interno. Chi faceva colazione lo faceva senza fretta e chi serviva era cortese e felice di farlo. Era una Comune di artisti come forse poteva esserlo una Bauhaus internazionale di sede europea ma ignota. Un luogo apolide. Tutti fratelli. Io e Joanni avevamo con noi Enzino, un adulto bambino che accompagnavamo in ogni nostro spostamento e lui ci anticipava nei nostri percorsi, docile, mentre noi lo indirizzavamo dicendogli di svoltare a destra o a sinistra o di restare a breve contatto con noi, come si fa con un figlio. Prima di uscire da una porta mimetizzata con l’intonaco delle pareti, ma della quale noi conoscevamo esattamente la posizione, passavamo davanti a una postazione artistica proprio mentre l’artista la stava abbandonando. Era un grande schermo, un gigantesco monitor a LCD, di cui potevamo ammirare la composizione in via di perfezionamento, una sorta di immagine cubista con personaggi rivestiti di molti colori, come arlecchini che collaboravano a una costruzione, forse un carro carnevalesco in movimento, e si capiva che quella poteva essere un’immagine da cui partisse il movimento di un’azione corale di un video in fase di completamento. Per non mantenerlo visibile del tutto, l’artista ne disegnava una mascheratura virtuale temporanea color blu di Prussia che aveva la forma di larghissime pennellate di una grande pennellessa che copriva il centro dell’immagine ora statica, in diagonale.
Raggiunta la porta completamente bianca, io guardai la volta del soffitto e vidi le solite nuvole iperrealiste di vapor d’acqua da un’angolatura laterale, ammirando la perfezione degli sbuffi del lato di una delle nuvolette bianche. Confermai così la percezione che fossero state realizzate a rilievo, per dar loro un effetto stereoscopico. Una leggera pressione sul margine opposto alla cerniera della porta la fece aprire dolcemente lasciando entrare il fresco dell’esterno, in cui ci trovammo nel buio che precede l’alba. Era inverno, ma non faceva freddo, c’era l’aria calma e fresca del mattino e le luci delle strade e della città che si stava svegliando mi fecero capire che eravamo a Genova. La riconobbi perché eravamo in quel punto di Brignole in cui la strada che porta a via Assarotti si dirige invece alla Galleria Nino Bixio, cioè si era in Piazza Corvetto. Guarda caso, è l’ultimo posto che ho visto di Genova prima di risalire sul pulmino che ci riportava a Spezia dopo aver visto il musical “Priscilla la regina del deserto” al Politeama Genovese.
Al traffico auto occorreva prestare attenzione, ed Enzino mantenne un contatto più stretto con noi, tanto che lo presi per mano. Piegammo per via Roma, per raggiungere la Galleria Giuseppe Mazzini, per poi inoltrarci in Salita San Matteo, che da lì è in discesa, per lasciarci perdere nel centro di Genova, come nel ventre della balena, noi Giona senza profezie da promettere ai genovesi, per metterli in guardia dai pericoli futuri dovuti a un loro comportamento potenzialmente sbagliato. Le persone ci affiancavano e superavano senza considerarci, diretti, nelle prime luci dell’alba, mentre i lampioni si spegnevano tutti insieme, alle loro occupazioni. Vedevamo tirar su saracinesche meccaniche con il solo gesto della chiave e vecchie botteghe che usavano ancora quella barra d’acciaio con un gancio che sarebbe servita poi alla sera per chiudere bottega ed andarsene a casa. Nel dedalo di vie e carruggi del centro, si stagliò su un lato la porta di una chiesa in cui non ero mai entrato e non mi lasciai sfuggire l’occasione abituale di cedere alla curiosità di vederne l’interno al prezzo di una preghiera ad un altare o a un’icona sacra. Così facemmo, entrando e segnandoci dalla fronte al petto e alle spalle, nel segno della croce che i nostri genitori ci avevano insegnato. Un gesto automatico, ma non frettoloso come quello di un calciatore che entra in campo toccandone prima l’erba, propiziandosi di evitarsi gl’infortuni e magari la vittoria sugli avversari che, di contro, si augurano la stessa identica cosa. “Dio con noi”, verrebbe da dirsi, e sarebbe un vero miracolo se accontentasse tutti in egual modo. Sarebbe un eterno pareggio e il tifoso non frequenterebbe gli stadi. Così capita a noi, sia che preghiamo sia che non lo facciamo, e il nostro destino prende svolte impreviste e non sperate mentre poi ci porta a mete altrettanto positive come quelle sognate, attraverso ostacoli o spiacevoli disgrazie, che invece regalano frutti migliori in futuro, per sapienza e felicità, se la sapienza ci fa capire che da un male nasce un bene e che l’ottimismo e la positività vanno di pari passo con il pessimismo realistico della ragione e la volontà è lo strumento per avanzare e per trovare quegli obiettivi che salvano e ci lascian vivi.
All’uscita di quella chiesa incontriamo – li riconosco subito – Pierce Brosnan e Hugh Grant, che saluto in inglese, chiedendo scusa se faccio loro perder tempo, in quell’ora, mentre loro, magari, han altro da fare. Faccio loro i complimenti per i film di cui ricordo la loro interpretazione ma mi guardo bene dal chiedergli la banalità di un autografo o di un selfie. Scatta da parte loro una sincera simpatia, e non essendo accompagnati da una guida, si accodano a noi, sperando che noi si sappia dove andare. Invece noi eravamo del tutto dispersi, ma a Genova non ci si perde mai, mi dicevo, prima o dopo si trova il mare o una via principale conosciuta, per tornare poi a casa, dalla stazione. È così per noi spezzini, che ci veniamo per un giorno, e per me che ci vivevo tutte le settimane quando ero universitario era ancora più difficile girarvi, perché i tempi erano stretti per le mie faccende e gli studi, tutto era frenetico e molto spesso del tutto nuovo.
Mi fermo in un’altra chiesa, entriamo da una porta laterale che ci fa arrivare a una navata che aveva di lato un corridoio in pietra che si restringeva come in una catacomba e poi si apriva in una sala sul cui sfondo si preparava, come in una sagrestia, l’ingresso nella chiesa del celebrante preceduto da un crucifero in paramenti da diacono. Davanti a loro compaiono due cavalieri in armatura, a difesa della croce e di quella processione rituale. S’ingaggiano in un duello col Male, impersonato da un cavaliere nero gigantesco di corporatura che combatte con la spada e con un mazzafrusto i cui colpi sono schivati dai due templari. Quel duello spaventa i due attori, che l’immaginano reale, loro adusi all’azione, che nel cinema è a lungo studiata e preparata, mentre quella a loro appare assolutamente vera e pericolosa, letale. L’impressione che ne ho io, invece, è che sia un sogno, e che tutto andrà bene, invece, da sveglio.
Invece… devo rimandare tutto quanto, e scrivere, è essenziale.
7 aprile 2025
_______
L'AQUILONE SE NE VA LIBERO
Mia moglie Joanni
oggi, parlando di un'amica
che si è presa la libertà di andarsene
dal paese, completamente all'avventura,
ha detto: "La chichiguita
se va en banda!".
Ho chiesto spiegazioni su "chichiguita",
una parola che non avevo mai sentito,
è che non è spagnola.
Forse è un termine solo dominicano
o del dialetto macorisano.
Fatto sta che sapeva dirmi "è l'aquilone".
Ci ho trovato un'onomatopèa
con il verso di un uccellino gentile:
"Cì cì guì!".
Che immagine tenera.
L'uccellino fa ciò che noi
non abbiamo il coraggio
di fare - se va en banda! .
8 aprile 2025
FINESTRA RIFLESSA SU UN ACQUARELLO
Sorprendente riflesso che entra nel quadro.
La foto del quadro fa immaginare le foglie dell'albero,
i germogli, i nidi, uccelli, insetti,
pericolosi giochi di arrampicata
di bambini sfuggiti o sperduti.
Facile immaginare Peter Pan e Wendy volare
con la polvere di Campanellino
sfuggire alla trappola di Capitan Uncino.
L'Isola che non c'è
è dietro di te
che fotografi il quadro
e di quel mondo di fantasia non ti accorgi.
Solo con gli occhi del poi, lo scorgi.
9 aprile 2025
GLI ORIZZONTI PERDUTI
Questo titolo è riferito
a ciò che non ritorna.
Gli orizzonti perduti sono rimpianti
che della rassegnazione sono rivolte
che addolorano quando il desiderio
era già placato.
Come quel silenzio ritmato dalle cicale
interrotto da un inaspettato, montaliano,
colpo di fucile.
9 aprile 2025
PAGLIACCI A OVEST
Evitare che le notizie ci sconquassino
è una difesa che ritarda una rovina,
che presto o tardi poi s'avvicina.
Se non possiamo farci niente,
almeno distraiamoci la mente.
Non possiamo manifestare,
c'è rimasto poco da fare:
costruire, dal piccolo,
ciò che di buono porta aiuto.
È un grosso lavorio
che avvicina agli altri e al proprio io.
10 aprile 2025
BALLARE
Ballare è...
sognare con i piedi.
Svolazzare sulla pista
con scarpine leggere
come debuttanti
anche a settant'anni.
Sembra disdicevole
scomposto e anche duro
ma è un lasciarsi andare,
un volare piacevole nel futuro.
Un atto di speranza,
in ospedale, esplorare con piroette
le linee rette nel cerchio della stanza.
In una casa di cura,
'Ahi è cosa dura!'
scendere dal letto e scivolare
cheek to cheek, petto con petto!
Ballare è sognare,
Ballare è volare
Rimare è accoppiare
baci doppi, rapaci,
coppie doppie di baci.
10 aprile 2025
MELONI:
"Elon, i' vorrei che tu e Trump e J.D.
ce ne andassimo tutti al mare,
giovedì.”
12 aprile 2025
A FORZA DI ESSERE VENTO
Ero felice.
Ero felice quando facevo 40 km a piedi
ogni giorno.
Ero felice, da scout,
nella Route.
La Strada, la vita nomade,
mi rendeva felice.
Ero felice, io zingaro.
Poi, non so cosa successe,
smisi di camminare così tanto.
Mi rinchiusi in piccole stanze
come celle da monaco,
a studiare.
Gli spazi più ampi
in cui mi trovavo a svernare,
aule di chimica o biblioteche
di silenzi e tintinnii di provette,
bisbiglii di studentesse innamorate,
poi uffici e impiegate,
sino al pianto di mio figlio
da cullare, per farlo addormentare.
A forza di essere vento,
la bonaccia durata mezzo secolo
riporta
nostalgia di cielo, di polvere, frasche,
strada, la faccia sferzata dal vento,
la giacca che ripara il collo,
il cappuccio, occhi che cantano
di meraviglia,
gli scarponi infangati,
il grazie alla sorgente,
polsi rigenerati,
piedi finalmente liberati.
E le soste, le risate, i compagni,
conosciuti come fratelli.
A forza di esser vento,
la sera, come oggi, la preghiera.
A chi, come noi,
a forza di esser vento, dopo il deserto,
entrò in Gerusalemme
accolto come un re,
per un giorno,
poi morì.
Si dice sia risorto.
13 aprile 2025
CINABRO
Carminio, cremisi, vermiglio,
una forte tonalità di rosso,
mi ricordano le labbra
col rossetto
di una sposa
al Canaletto.
13 aprile 2025
STEMPERARE IL COLORE
Lo sa bene chi colora con l'acqua.
Ho preso quel pensiero da De Gregori
quando dice che il viola diventa rosa
e io penso che se una viola
diventa una rosa
è una metamorfosi in un'altra cosa.
Se l'arancio si fa giallo limone
o il blu di Prussia terra di Siena
e giallo di Napoli,
l'arancia dolce si fa limone agro
e il prussiano, napoletano
o senese toscano.
Tutto il mondo è paese
e ne fa le spese
la diversità
della realtà
che si compone
dei 16.000 colori
di cui Dio dispone.
Stemperare
è un bel modo
di vivere, creare e aiutare.
13 aprile 2025
W IL MONDO IMPERFETTO!
Per fortuna il mondo non è perfetto.
Altrimenti, non comprenderebbe noi,
che lo vogliamo cambiare,
questo mondo,
purtroppo il migliore
…di tutti i mondi possibili.
13 aprile 2025
Palmaria SI Masterplan NO
GiPa scrisse che
"L'isola,
circondata da ogni parte dal mare,
si arrese."
Io dico che
"la Palmaria SI
dobbiamo farla vincere!"
13 aprile 2025
TUTTO SEMBRA CAMBIATO
Tutto sembra cambiato
in questo mondo capovolto
all’incontrario.
Gli OGM hanno snaturato
la Natura
e prodotto mostri utili
o dannosi,
mica ancora lo sappiamo,
ma frattanto li mangiamo.
La nostra tecnologia
è forse splendida magia
o terribil stregoneria.
Quasi nulla è rimasto uguale.
Solo l’uomo è rimasto letale.
Stupisce scoprire
le margherite, un campo!
M’ama, non m’ama,
NON COGLIERLE!,
faresti male!
Sfogliandone una virtuale,
forse avremo scampo!
13 aprile 2025
VEDETE QUESTA SCATOLINA?
Viene
nientepopodimeno che da Dubai! 2.930 miglia (7 ore di volo!). È un regalo a mia
moglie da chi c'è stato. Il primo assaggio mi ha fatto ricordare quella frase
di Catone sui fichi freschi arrivati da Cartagine e il suo "Carthago
delenda est!".
Eppure
non mi era piaciuto. È proprio vero che ci si abitua a tutto, e il secondo
assaggio era buono, per me. Un po' come per quel giornalista che passò mesi
infiltrato tra i pastori sardi per arrivare a intervistare Graziano Mesina, il
bandito - Anonima sequestri. A quel giornalista era stata subito offerta una
pecora per i suoi bisogni sessuali, che recisamente rifiutò, ma dopo già due
mesi disse, piagnucolando, al pastore: "Ma lo sai che la tua pecora ha
proprio due begli occhi?"...
Letture quinquennali
ad alta voce de
LA RICERCA DEL TEMPO
PERDUTO
Quote modiche
ASTENERSI PERDITEMPO
DAZI
A chi sragiona sui
dazi con i controlli dico che gli USA hanno un debito di 759 miliardi di
dollari con la Cina e non son dazi!!!
TAFFO
Ho
ricevuto questo tipo d'invito. Qualcosa mi dice che prima o poi ci dovrò
passare. Dicono che la porta è stretta.
HO RISOGNATO GENOVA
Ecco
che stamattina ho riunito nel letto mia moglie e mio figlio ad ascoltare il mio
lungo sogno. Nel sogno si capiva che eravamo a Genova io, mio figlio undicenne
e Joanni, nell’auto di un suo amico, che parlava genovese con l’autista. Lui
era seduto verso di noi, perché l’abitacolo era un salotto. C’era con lui sua
figlia, una bambina di quattro anni. Dalle cose che diceva, si capiva che era
malato, avrà avuto meno di sessant’anni. Eravamo diretti sulle colline, e dai
finestrini vedevamo la città, come se fossimo nell’appartamento genovese di
Toti, con una vista spettacolare dai finestrini da tutti i lati. Scendevamo
dall’auto all’interno di una cava diu marmo bianco sul cui fondo si celebrava
una festa. Erano state portate per l’occasione molte piante decorative in vaso,
tavoli per il buffet, tavolini che erano imbanditi e ai quali erano seduti gli
invitati più anziani. Molte coppie, bambini, che si rubavano l’ombra dei
gazebo. A un certo punto Joanni sparisce e la cerco al telefono, mi risponde
con la voce alterata che è stata richiamata in centro, è in un locale e si
sentono musiche caraibiche di merengue. Beata lei, si diverte, ci dà
appuntamento giù da basso, dobbiamo rientrare. Senza un mezzo di trasporto, ci
decidiamo, Marco ed io, a scendere a piedi, e dal ciglio della strada il
panorama è a precipizio e lontano. Non ci sgomentiamo, ma la strada non è tutta
pedonale e diventa uno stretto passaggio a strapiombo, con balaustre metalliche
e tocca camminare di fianco. Arriviamo giù al centro e ci sperdiamo nel dedalo
dei carruggi e le “signore” fanno i complimenti al bambino per adescare il
padre e scherzano, promettendo, per la visita, rimandare. Le lascio fare,
sorrido, saluto. Addio per sempre, Genova! Al prossimo sogno, forse!
13
aprile 2025
I VOLENTEROSI
Centinaia
di questi vecchi malvissuti
ora
benpensanti
finiranno
all'inferno tutti quanti...
dai
loro letti bombardati,
di
migliaia di giovani morti o mutilati,
che
in guerra loro hanno inviati,
che
saranno, così, vendicati.
C'è
un karma? Una morale? ...Boh?!?
Se torna il sole
Fabrizio Rossi mi
suggerisce questa poesia, con la quale concordo per ogni parola:
Se torna il sole, se
discende la sera,
se la notte ha un
sapore di notti future,
se un pomeriggio di
pioggia sembra tornare
da tempi troppo
amati e mai avuti del tutto,
io non sono più
felice,
né di goderne né di
soffrirne:
non sento più,
davanti a me, tutta la vita.
Per essere poeti,
bisogna avere molto tempo:
ore e ore di
solitudine sono il solo modo
perché si formi
qualcosa,
che è forza,
abbandono,
vizio, libertà, per
dare stile al caos.
Io tempo ormai ne ho
poco:
per colpa della
morte
che viene avanti, al
tramonto della gioventù.
Ma per colpa anche
di questo nostro mondo umano,
che ai poveri toglie
il pane,
ai poeti la pace.
Pier Paolo Pasolini
Sera... e notte
Sera... e notte. Che succederà
di notte? Sogneremo, prima dell'alba, dimenticando quel 99,99 % di ciò che ha
costruito e sognato il 99,99 % di noi. Di loro, infatti, nulla sappiamo. Più di
100 miliardi tra morti e vivi. 8 miliardi i vivi. A qualcuno di loro capita, è
raro, di entrare nei nostri sogni, come un certo Ricardo, sconosciuto amico di
mio figlio, il proprietario di una bella moto posteggiata in divieto, per il
quale mi sono sbattuto per evitargli (senza successo) la rimozione da parte del
carro attrezzi.
Mi pare che
io stia divagando, ma mi preme di farvi sapere che la mia auto è stata rimossa.
Se qualcuno la vuole, che mi paghi il riscatto! Io non me ne curo. È solo un
sogno, che mi fa apprezzare la scelta di diciassette anni fa di fare a meno
dell'auto.
14 aprile 2025
NUVOLA STESA
Nuvola stesa ad asciugare...
Oggi la massaia del cielo
ha fatto lo sciopero
della casalinga celeste.
14 aprile 2025
Bìos
Bìos
significa vita, in greco, indica le condizioni, i modi in cui si svolge la
nostra vita. Zoé è dunque la vita che è in noi e per mezzo della quale
viviamo (qua vivimus), bìos allude al modo in cui viviamo (quam
vivimus), cioè le modalità che caratterizzano ad esempio la vita
contemplativa, la vita politica ecc., per le quali la lingua greca usa appunto
il termine bìos accompagnato da un aggettivo qualificante. Perciò questa
collana comprende molti soggetti di genere diverso che, tutti, la riguardano.
Sherlock Holmes e le lucertole mongole che detestano i formaggi piccanti PAOLO LUPORINI
Il filatelista ovvero Il cielo sopra via Torino PAOLO LUPORINI
M'assale un Gubbio: Una noce sul vaso PAOLO LUPORINI
A PROPOSITO PAOLO LUPORINI
La Crociera dell'Ephemeris PAOLO LUPORINI
Grazia e Meraviglia PAOLO LUPORINI
éidos e sguardo PAOLO LUPORINI
Il compattamento-La colonia PAOLO LUPORINI
La Pietà di Soviore PAOLO LUPORINI
377, 5th Ave PAOLO LUPORINI
Klingon Musik PAOLO LUPORINI
La confidenza di Aurora PAOLO LUPORINI
Su giù PAOLO LUPORINI
Nasturzio PAOLO LUPORINI
SOTTO/SOPRA PAOLO LUPORINI
SINISTRADESTRA PAOLO LUPORINI
SPLIT PAOLO LUPORINI
NORD-OVEST PAOLO LUPORINI
GLI SCOUT, racconti ASCI, AGI, AGESCI e MASCI PAOLO LUPORINI
CORSO CAVOUR 372 PAOLO LUPORINI
LA PIGRA BABY-SITTER PAOLO LUPORINI
IL LIBRINO DI RONNY STELLA PAOLO LUPORINI
UN RACCONTO DI NATALE PAOLO LUPORINI
LIBERTY BELL PAOLO LUPORINI
MESCIÜA PAOLO LUPORINI
NON C’È CUORE SENZA SPINE PAOLO LUPORINI
LA GORA DEL GRANDE FETORE PAOLO LUPORINI
Qo 1, 1-18 PAOLO LUPORINI
LA BARA NON È LA MOGLIE DEL BARO PAOLO LUPORINI
LA MOGLIE DI BABBO NATALE: LA SIGNORA CLAUS PAOLO LUPORINI
Poesie
VUOTO PAOLO LUPORINI
FIORI DI SETTEMBRE PAOLO LUPORINI
SUDOKU… ma Godot! PAOLO LUPORINI
UN ABBRACCIO PAOLO LUPORINI
CANI E LUPI PAOLO LUPORINI
IL SOSPIRO PAOLO LUPORINI
LA BELLEZZA DELLA SERA PAOLO LUPORINI
PESTE 2020 PAOLO LUPORINI
SOPRA LA PANCA PAOLO LUPORINI
KILO PAOLO LUPORINI
NON SAPREI PAOLO LUPORINI
QUINDICI + QUINDICI PAOLO LUPORINI
VITA SEGRETA PAOLO LUPORINI
IL TORSOLO PAOLO LUPORINI
LA SOMBRA PAOLO LUPORINI
L’ALBA, IL GIORNO DOPO PAOLO LUPORINI
RIPASSI PAOLO LUPORINI
GARIBALDI PAOLO LUPORINI
RIFUGI PAOLO LUPORINI
IL DRAGO MANGIACOLORI PAOLO LUPORINI
NUVOLE DI DRAGO PAOLO LUPORINI
LA CALMA AI CALMI PAOLO LUPORINI
TRENTA DENARI PAOLO LUPORINI
DE RERUM NATURA PAOLO LUPORINI
BONITO NAPOLONI PAOLO LUPORINI
TERZA STELLA PAOLO LUPORINI
OLEANNA PAOLO LUPORINI
MEGLIO TARDI CHE MAI PAOLO LUPORINI
INNO PAOLO LUPORINI
ADORO LE PAUSE PAOLO LUPORINI
IL BIVIO MOLTEPLICE PAOLO LUPORINI
LETTERINA DI NATALE DI UN ADULTO PAOLO LUPORINI
IL RITRATTO DI DORIAN PAOLO LUPORINI
I 40 LIBRONI PAOLO LUPORINI
ESSER-C PAOLO LUPORINI
«L'ultima fatica è Esser-C» È pure la nostra fortuna. Esserci è la fortuna della nostra presenza. Presenti voi, presenti noi. Girarci di lato, trovarci affiancati, partecipi di uno sguardo. Dir di più è superfluo. Tempo perso, rubato al piacere dell’Esserci.
Collaborazioni
No me faltes tu Francisco Humberto Gonzalez Reyes cartaceo e Kindle
La Fragranza del Clive Christian MIRKO FERRARINI
…di altre Fragranze MIRKO FERRARINI
La scia del suo profumo MIRKO FERRARINI
Gnocco pesto ELIO DOLCELLI, PAOLO LUPORINI
Cari coetanei ELIO DOLCELLI, PAOLO LUPORINI
QUANDO ELIO DOLCELLI, PAOLO LUPORINI
Umanità immagini e parole Autori Vari
I RAGAZZI DELLE ACACIE ENRICO CASTAGNA
TEMPI DEI CUORI CHE S’INFIAMMANO Vol. 1
AA. VV.
TEMPI DEI CUORI CHE S’INFIAMMANO Vol. 2
AA. VV.
TEMPO AL TEMPO ENRICO CASTAGNA
AL VENTO SILVIA CORRADI
LA GIOSTRA DEI SOGNI SILVIA CORRADI
Pubblicato nell’aprile 2025
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